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Non ci si abitua mai

C'era un tempo in cui scrivere era diventato un modo di sentirsi liberi di manifestare i propri stati d'animo con spensieratezza e senza imporsi ne aspettarsi niente di che.
C'è stato un tempo in cui i post venivano fuori dalla tastiera con un'incredibile naturalezza ed erano belli da leggere, emozionanti e pieni di ironia e ilarità.
C'è stato un tempo in cui era bello davvero scrivere per raccontare e condividere esperienze simpatiche e divertenti perché era così che si vivevano.
Da qualche tempo a questa parte Antea sembra avere perso questa spensieratezza e gioia di scrivere. Anzi, sembra che abbia perso proprio la voglia di parlare e comunicare con tutto e tutti.  Niente social, ne blog, ne chiacchiere...
Del resto mica è obbligatorio parlare. E neanche scrivere.
Si può anche scegliere di annegare in un silenzio pesante e muto e starsene buoni su un divano a guardare il niente della tv con un pacco di Più gusto allo zenzero da sgranocchiare, incurante  dei disastri che le due nane possano combinare in quel momento. Tutto questo, quando lo sconforto o la delusione, grande, ti tolgono il piacere di vivere in maniera semplice e leggera la quotidianità.
Il tempo e l'esperienza ci insegnano a diventare bravi figli, brave mogli, bravi mariti, bravi genitori... Impariamo ad assumere dei ruoli insomma ma non sappiamo gestire i nostri stati d'animo così come non ci si abitua mai e ci si sente spiazzati di fronte alla solitudine, alla malattia di una persona cara, al dolore per la perdita di un genitore, al distacco da quello che era stato un grande amore, alle guerre che dividono il mondo in buoni e cattivi o alle parole dette con rabbia e cattiveria che si ricevono, dettate da un dolore ancora fortissimo e represso che quando esplode ferisce e distrugge tutto.
  

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